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IL BORGO D'ORO

Panoramica
di Valloria



Il nome VALLORIA deriva dal latino Vallis Aurea, cioè valle dell’oro: perché l’olio, dal colore dell’oro, è stata la ricchezza di questo borgo dalle origini sicuramente molto antiche fino a pochi decenni fa.
360 abitanti nel 1750, 30 dopo la crisi degli anni 1950/60: Valloria non riuscì a riconvertirsi dall’olivicoltura alla floricoltura, ed ecco inziare un lento spopolamento.
Oggi, anche grazie alle iniziative di riqualificazione del borgo nate con l’Associazione, le nuove generazioni ritornano; e c’è una crescente presenza di stranieri nel corso dell’anno.
 

LA LEGGENDA DELLE ORIGINI

Ancora negli anni ’50, durante le lunghe veglie invernali, si raccontava che il borgo fu fondato dagli abitanti della vicina località Castello, in fuga da una invasione di formiche così numerose e voraci da assalire addirittura i bimbi nelle culle!
Ora di Castello restano solo alcuni ruderi, tra cui si notano le stradine che correvano tra le case e il pozzo di Stonzo, villaggio di cui restano visibili ancora molte tracce.

UN PERCORSO RELIGIOSO

Gli abitanti di Castello si recavano, per le celebrazioni liturgiche e i funerali, alla Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, percorrendo una strada mulattiera ancor oggi abbastanza ben conservata, con un luogo detto “Bauso del Morto”: una grande pietra piatta, sulla quale veniva adagiata la bara. Qui i portatori si riposavano un po’; e chi non poteva più seguire il corteo salutava lì il defunto per l’ultima volta.

Capitello



Secondo la tradizione, la chiesa di San Gervasio fu costruita sui resti di un tempio pagano verso la metà del V secolo dopo Cristo da San Barnaba, per i suoi discepoli Santi Nazario e Celso.



 

Guglia
del
Campanile



L’abside originario è stato incorporato nel cimitero di Valloria, diventandone la cappella. Altri elementi, come colonne e capitelli, sono diventati ornamento della piazza; mentre la guglia del campanile sormonta invece il pilastro del cancello di una casa. O tempora!







Nell’attuale chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, si trova un bel polittico di Agostino Casanova, raffigurante la Vergine Maria, dipinto nel 1523.

Museo "Cose Dimenticate"


Oltre alla chiesa parrocchiale a Valloria vi è anche l’Oratorio di Santa Croce (edificato nel 1526, secondo l’iscrizione che si trova sulla facciata), che ora ospita il Museo delle Cose Dimenticate.



 

 


INFORMAZIONI E DIVAGAZIONI

La Pietra del Sole. Nei pressi del cimitero c’è un masso a forma di parallelepipedo. Su questa sorta di menhir, secondo la tradizione, gli abitanti di quei luoghi adoravano il Dio Sole e le cipolle – con una commistione di sacro e profano degna di qualche meditazione…

Le Tre Fontane

 

Le Tre Fontane. Valloria è stato uno dei primi paesi dell’entroterra a dotarsi, grazie alla Confraternita di Santa Croce, di un acquedotto (del quale sono ancora ben visibili le tracce) che per mezzo di canali di piombo nel 1715 portò l’acqua dalla sorgente della Cappella dei Castagneti nelle tre fontane, ora diventate il simbolo dell’Associazione Amici di Valloria.

 

 

La Tradizione dello Spaudo. Si narra che se un “Foresto” sposava una ragazza del paese doveva in qualche modo risarcire i giovani locali con una somma di denaro che veniva poi spesa in dolci e vino.
Anche i vedovi che si risposavano dovevano pagare lo “Spaudo”: sennò diventava vittima dei “ciaravui”, che consistevano nel fare baccano sotto le finestre degli sposi finché lo sposo non avesse pagato.

1991: Con un brindisi fra amici nasce l'Associazione: "Le Tre Fontane". Valloria rinasce.

 

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